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Prevenzione senologica


Prevenzione primaria del tumore al seno: cos’è?

La prevenzione primaria del tumore al seno è la stessa a cui ci si riferisce quando si pensa a malattie cardiovascolari (infarto) e al diabete.
Innanzitutto, ci sono in Italia circa 50.000 nuovi casi di tumore al seno all’anno, e il tumore al seno è il più incidente per frequenza: il 41% delle donne si ammala sotto i 50 anni, e il 35% dai 50 ai 69 anni.
Una donna ogni 8 si ammala di tumore al seno.

Se si considera che attualmente lo screening è gratuito solo per le donne a partire dai 50 anni (ci sono regioni che fanno, lodevolmente, eccezione) e la maggior parte delle donne che si ammala è invece al di sotto di questa soglia di età, è chiaro che bisogna ancora lavorar parecchio per parlare di vera prevenzione.
La prevenzione è di due tipi:
Prevenzione primaria: correggere fattori a rischio
Prevenzione secondaria: diagnosi precoce
Sono stati identificati molti fattori di rischio, alcuni modificabili, come gli stili di vita, altri invece no, come l’età (la maggior parte di tumori del seno colpisce, appunto, donne oltre i 40 anni) e fattori genetico-costituzionali.
Tra gli stili di vita dannosi si possono citare:
Tabacco (fumo attivo/passivo) – alcool – sovrappeso/obesità – sedentarietà/mancanza di attività fisica
Fattori a rischio non modificabili:
– Pregressa radioterapia nella zona toracica
– Fattori ormonali (prima mestruazione precoce e menopausa tardiva, quindi vita piu’ lunga agli ormoni e l’età del primo mestruo sta abbassandosi sempre di più)
– Contraccezione orale
– Familiarità ed ereditarietà (se positivi a BRCA2 65% in piu’ di ammalarsi di tumore ovaie– se positivi a BRCA1 40% possibilità in piu’ di ammalarsi di tumore al seno)
– I fattori ereditari risultano pare al 5-7% in scala nazionale

In senso inverso, dunque, ci sono inoltre alcuni fattori legati alla vita riproduttiva che possono influenzare il rischio di tumore del seno: un periodo fertile breve (prima mestruazione tardiva e menopausa precoce) e una gravidanza in giovanissima età sono protettive, così come l’allattamento per oltre un anno.
In modo specifico:
con ogni maternità si riduce il rischio di tumore al seno del 7%
con l’allattamento per ogni figlio del 3,4%
con allattamento di 12 mesi 4,5%
Per quanto riguarda l’alimentazione, a livello preventivo son consigliati il consumo di:
frutta – verdura cruda condita con poco evo – cereali – legumi

e la riduzione di:
– grassi animali (burro, lardo, panna..) a favore dei grassi buoni (olio extra vergine d’oliva, possibilmente usato a crudo)
– cibo conservato, sotto sale e affumicato
– zucchero (consumare non più di 2 cucchiaini di zucchero al giorno, compreso quello di eventuali dolci)
ed è importante evitare aumento di peso dai 40 ai 50 anni (si considera aumento quello da 1-5 kg all’anno)

La dieta mediterranea protegge dal rischio di tumore in questa percentuale:
stomaco 0,67% – colon 0,89% – seno 0,94% – vescica 0,84%
e consiglia, ALLA SETTIMANA:
– Consumo di carne rossa – 2 volte
– Consumo di carne bianca – 1 volta
– Consumo di salumi – 1 volta
– Consumo di uova – 2 volte
– Consumo di pesce – 3 volte
– Consumo di legumi – 2 volte

E, ogni giorno:
– 5 porzioni di frutta e verdura delle diverse tipologia e secondo la regola dei 5 colori
Un’alimentazione corretta e una regolare attività fisica possono ridurre fino al 30% la possibilità di ammalarsi di tumore, anche se i rischi più importanti sono legati a fumo e alcool. Evitare sedentarietà: l’attività fisica riduce il rischio di tumore al seno sia in post sia in pre-menopausa (2,15 h di attività fisica alla settimana riducono il rischio di tumore del 37%)
Fra le prevenzioni, ci sarebbe probabilmente anche una vita con meno stress e dolori: pare, a detta di tanti ma non ancora scientificamente provato, che la sofferenza che appare senza vie di uscita sia una delle cause che portano all’abbassamento delle difese immunitarie e quindi alla possibilità dell’insorgenza del cancro. Ma questo è un tema di più difficile soluzione, rispetto a scegliere al mercato le crucifere….. e, se non è ancora scientificamente provato, possiamo solo mantenere le nostre convinzioni e cercar di vivere al meglio; anche un regine vegetariano, o vegano, seppur consigliati da fonti autorevoli non sono ancora scientificamente dimostrati, seppur medici eminenti (uno fra tutti il Prof. Veronesi) abbiamo scelto per sé un regime alimentare vegetariano.
Insomma, la salute è una cosa seria, e non è gratis, e non è un diritto. Ci va qualche sforzo per mantenerla!

Prevenzione secondaria del tumore al seno: cos’è?
La prevenzione secondaria del tumore al seno, comunemente detta ‘screening’, è una diagnosi tempestiva che permette di intervenire precocemente su un’eventuale patologia, ma non ha lo scopo di evitarla o ridurla: il suo scopo è diagnosticarla in tempi relativamente precoci.
Lo screening consiste nella mammografia, nel pap test e nella ricerca del sangue occulto nelle feci perché è previsto solo per i tumori al seno, alla cervice uterina, alla prostata e al colon-retto.
Mammografia e pap test, dai 50 anni ai 69, sono gratuiti ed eseguibili presso ospedali e centri convenzionati; nel caso specifico della mammografia, è un esame molto conosciuto e diffuso nelle regioni del centro/nord Italia, e molto meno al sud e nelle isole. E’ doveroso purtroppo aggiungere che, grave pecca senza giustificazioni della nostra sanità, nell’Italia meridionale e nelle isole questa funziona a passo rallentato rispetto alle altre regioni del centro/nord, e cio’ costringe molte donne o a rivolgersi (in mancanza di scelta) a strutture private, o a raggiungere ospedali che distano centinaia di chilometri da casa.
La precocità di diagnosi aumenta le possibilità di guarigione e di scegliere le (eventuali) terapie più opportune.
Si tratta, con lo screening, di individuale l’eventuale tumore fra il suo insorgere ed il manifestarsi dei primi sintomi, ad eccezione del tumore pre-chimico info millimetrico (troppo piccolo per esser rilevato).
Grazie anche alla diagnosi precoce, alla ricerca e a terapie sempre più mirate la guarigione per tumore al seno è passata, in vent’anni, dal 78% all’87%.
Il tumore al seno, purtroppo, aumenta … ma fortunatamente fa meno vittime!
Lo screening dimostra che:
– C’è riduzione della mortalità fra le donne colpite da cancro al seno
– riduce il numero di inteventi demolitivi
– Consente una migliore prognosi
Il progetto è riuscire ad offrirlo a donne dai 40 anni in poi, senza un’età di limite (attualmente fissata ai 69 anni.. come se chi ha oltre 69 anni fosse davvero da rottamare, oltre ai nostri politici!)
La diagnosi precoce consiste in:
1) mammografia – attualmente consigliata quella con tomosintesi, una mammografia in 3D che scova, con una elevata accuratezza diagnostica, lesioni tumorali al seno molto piccole con percentuali pari quasi al doppio di quelle offerte dalla mammografia digitale
2) ecografia
3) autopalpazione, fondamentale da parte della donna, e consiste nella palpazione del seno e della zona sotto l’ascella. Fondamentale attenzione va prestata quando avvertiamo un nodulo, una retrazione della pelle, quando il seno è arrossato o si scurisce, quando dal capezzolo c’è secrezione ematica, quando il nodulo è presente anche se sotto l’ascella.
Se lo screening conferma la presenta di un nodulo, si dovrà procedere all’ago aspirato. L’ago aspirato di un nodulo mammario consente di discriminare se un nodulo al seno sia di natura benigna (per esempio una cisti o una microcalcalcificazione e in questo caso l’ago puo’ aspirarla) o se si tratti di un tumore. Si inserisce un ago sottile (solo leggermente più spesso di quello delle normali siringhe) nel seno, fino a raggiungere il nodulo, da dove si aspira parte del contenuto da esaminare in laboratorio. Il prelievo viene effettuato sotto la guida dell’ecografia, per localizzare al meglio il nodulo.
Dello screening fa parte anche la risonanza magnetica, esame lungo e difficile da leggere. è uno strumento diagnostico molto potente, caratterizzato da elevata qualità dell’immagine, che permette di identificare anche noduli molto piccoli, spesso impalpabili e invisibili con le metodiche tradizionali.
Si tratta di un esame complementare alle tecniche più tradizionali (mammo/eco), che non è applicabile a tutte le pazienti ma solo a casi specifici.
La risonanza magnetica:
– ‘’legge’’ meglio le protesi, nei casi di sospetta rottura
– È consigliata nei casi di ereditarietà e di sospetta bilateralità
– È prevista in casi di pregresso trattamento rx sul torace (per linfoma, ecc)
– È applicata in qualche caso di terapia neoadiuvante
– E’consigliata su sospetta recidiva (se non è possibile procedere con biopsia)
– E’ specifica per tumore primitivo sconosciuto (cioè il tumore che ha metastasi senza il primario)